Tenebra

La letteratura nasconde pieghe di pensiero insospettabili. Almeno finché non si vuole spingere il pensiero attraverso rotte mai praticate sino ad allora: quando le frasi trite, rese scivolose dalle interpretazioni scontate, suonano musiche inaudite.
Non è questo forse il caso del celebre «Che orrore!» di Kurtz (Cuore di tenebra)? Possiamo infatti affermare di avere fatto suonare quella battuta nel modo ad essa più consono? cioè nella giusta tonalità? Oppure, se non si tratta di scala tonale, nel giusto principio strutturante relativo al tipo di musica?
A che cosa si riferisce quel «Che orrore!», che rimane così impresso tra la giungla di parole del racconto?
Siamo proprio sicuri che quel motto sia lì, nella notte di quella giungla di parole, per confermare le nostre certezze?
Le domande di Conrad in Cuore di tenebra:
Domanda 1. “Che cosa ci fanno i bianchi, adesso, in Africa?” Il colonialismo si rivela infatti senza senso. Questo non vuole dire condannare il colonialismo. Vuole solo dire che il colonialismo si rivela come qualcosa che non ha, ad un certo punto, più nessuno scopo. Anche ammettendo che il colonialismo sia nato con uno scopo (forse uno scopo che non si voleva nominare, forse che è rimasto senza nome perché tutti i nomi erano già stati assegnati), bisogna adesso ammettere che si è ridotto a un qualcosa che viene portato avanti senza uno scopo.
Domanda 2. “Dal colonialismo non ci si poteva aspettare qualcosa di più?”. Perché solo burocrati? La partenza era buona, ma l’arrivo ha presentato il conto peggiore. Si consideri l’episodio del burocrate che permette ai Negri di trattare i Bianchi con arroganza anche in presenza di altri Bianchi: qui è tutta l’inconsistenza del colonialismo, di quel colonialismo che ha permesso – come nota finale – “l’emancipazione dei Negri”.
Cosa dice infatti Conrad, in Cuore di tenebra, dei Negri? come li vede, come li sente, quando li ascolta da lontano, nascosti nella giungla delle sue fitte parole?
I Negri (nel capitolo 2) sono visti come esseri preistorici; tuttavia nel testo ci si stupisce che essi non siano completamente inumani e ci si stupisce persino del fatto che abbiano una certa parentela con il Bianco. Ci si stupisce che siano “umani”, quindi che appartengano al genere umano. Compiendo un viaggio a ritroso nel tempo della terra, si finisce per compiere un viaggio a ritroso nelle idee del tempo; cioè del tempo presente.
Apocalypse Now rappresenta lo scarto epico sul testo di Cuore di tenebra: la stessa cosa che succede nelle messe in scena teatrali, quando i costumi e la scenografia “attualizzano” la vicenda di un testo. È lo sguardo epico brechtiano in azione. Ma Apocalypse Now, proprio come Brecht, mette da parte il pensiero e impedisce il pensiero al suo pubblico. Nel teatro epico di Brecht tutto si svolge a livello del gesto che ieraticamente mostra qualcosa allo spettatore. Lo spettatore fa così a meno di pensare. Il teatro epico mantiene soltanto l’illusione di un pensiero; e regala al suo pubblico l’illusione di avere compreso. Il pensiero, se mai si può parlare di pensiero, è tutto consegnato nella cifra che trasporta un dato testo in una epoca non sua. Il Vietnam di Apocalypse Now non ha le vertigini della giungla di parole di Cuore di tenebra: niente giungla, in Apocalypse Now. Tutto si svolge a livello di un testo che solo un gesto mostra passibile di un confronto a ritroso.
Cuore di tenebra è basato sulla esperienza di una tenebra. Sul suono del viaggio che Marlow compie a ritroso e che giunge a conclusione nel punto di Kurtz. Ma questo viaggio porta proprio a sgretolare i principi umanistici, che, dietro al progetto del colonialismo, e nonostante il crollo del colonialismo, restano ancora ben saldi. Marlow si rende conto che i Negri non sono esseri umani e teme che egli, in quanto Bianco, possa avere una affinità con loro. È lo sgretolamento dei pregiudizi più accreditati che egli qui viene ad esperimentare. Questa esperienza ha l’aspetto di un vento d’eclissi che riempie di tenebra un cuore preso in prestito da un corpo di cane.
Che cosa è infatti il “cuore di tenebra”, il cui incontro minaccia tutti personaggi del racconto? Il battito di un altro cuore, la vertigine che rompe l’attimo quando si ha il crollo dei pregiudizi su cui una persona aveva fondato la propria esistenza. Questi pregiudizi sono qui condensati nel pregiudizio fondamentale: “ogni uomo è un uomo”, mai esposto in quella giungla di parole, ma sempre presente nell’arrancare tra quei tamburi nascosti nella giungla di parole. Questo è il crollo del pregiudizio giudaico cristiano, e ciò che di rimbalzo colpisce Marlow, rimpiattato nell’appena percettibile «Che orrore!» di Kurtz.

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