Sarban, Il richiamo del corno

La questione del racconto Il richiamo del corno di Sarban è la questione del Richiamo del mito, che vale solo in quanto richiamo rivolto al protagonista Alan Querdilion, perché solo a lui può essere prevista l’estensione alla questione che prevede il Mito al potere e la questione dell’Epoca senza mito – che è tutto quello che può essere oggetto di un discorso anche scherzosamente critico, appunto di un gioco. Il mito è il pericolo: afferra come vento di ciò che Caccia selvaggia è stata una volta – e colui che è stato afferrato dalla nube del mito non è più lo stesso. La madre di Alan Querdilion dice che l’uomo Alan Querdilion, restituito dalla prigionia nei campi di concentramento tedeschi, non è più lo stesso di quello che era prima della partenza per la guerra. Questo porta a precisare la funzione della Madre, che comporta la funzione della falsa madre e la necessità di una rinascita da un’altra figura, che deve essere qualcosa come madre/sorella, figura che è valida solo in quanto figura ritrovata nel Nord. Secondo la madre, il figlio che è stato restituito non è lo stesso di quello che era prima della partenza della guerra: ma questo perché Alan Querdilion ha avuto una rinascita; la prima nascita, genericamente nell’Epoca senza mito, era una falsa nascita, la vera nascita porta all’Epoca senza mito, ormai riconosciuta come tale, che chiama la nuova epoca, che è l’Epoca del ritorno del mito, che scaccia la falsa madre.

La pericolosità del mito non deve servire ad accantonare il mito, come voleva prudentemente Jung, ma deve servire ad avere a che fare con l’incontro con il mito in quanto ciò che è pericoloso; poiché il mito è ciò che chiama; all’essere umano spetta soltanto rispondere al Richiamo del mito, quando ciò che è umano avverte la chiamata. Ma adesso vediamo che questa chiamata può avvenire solo in una terra-bolla soffiata per Ragle Gumm, zolla contraffatta che non è terra, noi infatti non abbiamo la forma che possa determinare storia alcuna del richiamo del mito.

I tempi di Alan Querdilion, che si determinano a partire dal mito, prevedono tre tempi: 1) il tempo che è al di fuori del mito – il tempo in cui egli ha condotto la sua vita prima della guerra, quando nulla sapeva del mito e che nel racconto non ha nessuna importanza; 2) il tempo del Richiamo del mito – il tempo trascorso nella zona-bolla; 3) il tempo del rilascio dalla zona-bolla, in cui egli ha conosciuto il ritorno nel luogo d’origine, che suona come Epoca senza mito – ma l’Epoca senza mito è il tempo in cui la terra deve diventare il luogo del Ritorno del mito. La prima epoca, quella in cui il personaggio non conosceva il mito, può essere lasciata fuori dal conteggio delle epoche, perché solo il tempo in cui si è conosciuto il mito – ma si riconosce da allora come Epoca senza mito – determina il conteggio delle epoche, perché è ciò che costituisce il richiamo per razza, che è allora ciò che può essere definito il pensare per razze.

La terra segregata è la terra dove Alan Querdilion si trova ad andare senza sapere di stare andando lungo la terra, al fine di avere esperienza del Ritorno del mito. L’incontro con il mito è l’esperienza della pericolosità del mito – l’entrata nella terra segregata è l’entrata nascosta. Alan Querdilion è colui che, per sua natura, accetta l’esperienza della pericolosità del mito. A differenza del dottore Wolf von Eichbrunn e delle infermiere della clinica, che si guardano bene dall’avere a che fare con il Conte Hans von Hackelnberg, Alan Querdilion vuole incontrare lo jarl, anche quando sa, secondo le parole del dottore, che questo può essere estremamente pericoloso per la sua vita. Hans von Hackelnberg, jarl e Hans von Hackelnberg hǫfðingi, è tornato alla tenuta di Hackelnberg. È tornato proprio per l’incontro con Alan Querdilion, che è il vero ospite di quella struttura, al quale egli deve presentarsi. La struttura è tenuta insieme, stando a quello che si evince dal racconto, dalla inconsapevole collaborazione tra falsi ospiti e vero ospite. Le persone che vengono presentate come ospiti della struttura sono in realtà falsi ospiti, persone portate a caccia senza sapere niente di caccia. Si tratta infatti di persone che, nulla avendo a che fare con la pericolosità del mito, devono essere tenute lontane dalla pericolosità del mito. La foresta funziona attraverso il doppio movimento del parco giochi per il pubblico dell’ozio, che trova selvaggina a disposizione con estrema facilità, e dello spazio aperto del Gioco in cui il vero ospite della terra è la selvaggina. La terra di Hackelnberg, che non risulta nelle mappe in possesso di Alan Querdilion, è appena in tutto un set, spazio giochi che comporta due facce: lo spazio in cui Alan Querdilion cerca di passare inosservato, confondendosi con la folla degli invitati, lo spazio in cui il Conte lo individua subito – perché nella lánghús dello jarl, Hans von Hackelnberg riconosce il suo Vero ospite dai suoi falsi ospiti, perché solo ad Alan Querdilion spetta l’esperienza del terrore del mito; avendo solo Alan Querdilion cercato lo jarl, giocando a nascondino con lui – perché solo Alan Querdilion ha riconosciuto lo jarl che tiene la festa nella langhús, in quanto hǫfðingi che lo riguarda, perché ha la sua collocazione nella Terra del Sacro; che è lo spazio in cui Alan Querdilion è il vero ospite, di cui questo racconto direttamente non parla, perché solo lo jarl ha la sua collocazione in quella terra.

A fare la differenza è il tempo, che segnala attraverso gli ospiti di Hans von Hackenlnberg il falso tempo, che è l’epoca il cui il mito è stato cancellato, dal vero ospite, che è il tempo in cui il mito deve ritornare, anticipata nel momento di colui che, ospite non invitato, anzi estraneo che si è intrufolato, accetta tutta la pericolosità dell’incontro con il mito. Ma lo jarl riconosce subito il suo vero ospite, perché solo il vero ospite riconosce la familiarità del mito e ha diritto di andare nella Terra del Sacro, e quindi lo invita a riconoscere, facendone parte, il vero spettacolo, per cui la caccia falsa si svolge di giorno, mentre la caccia vera ha luogo di notte.

Il tempo è proprio ciò che questo racconto presenta come salto lungo il tempo, che è il tempo del Narratore spaesato che incontriamo all’inizio e alla fine, quando è alla ricerca della gatta lungo il suo nuovo tempo.

Hackelnberg è la terra che Alan Querdilion ha creato in quanto Terra del Sacro. Terra che egli può legittimamente togliere ai falsi ospiti dello jarl. Così, andare nella terra fantasma di Hackelnberg, è andare nella Terra del Sacro, cioè dare di pazzo, ma andare nella terra che egli solo poteva creare in quanto tale, perché solo a lui era destinato il messaggio del ritorno del mito – che è ciò che costituisce la terra come Terra del Sacro e che annulla tutto il resto.

La paura di Alan Querdilion di essere pazzo non è che la sua incapacità di non riconoscere la differenza tra sogno e realtà nell’esperienza che lo ha coinvolto nella terra di Hackelnberg.

L’esperienza della Terra del Sacro è ormai l’esperienza dell’andare nella terra quando andare nella terra è solo andare nella Terra del Sacro. Questo perché solo colui che può andare nella Terra del Sacro ha accesso al luogo segregato come semplice andare nella terra, cioè come colui che non ha che terra dove andare. Da qui il richiamo del mito. Alan Querdilion, secondo quanto affermato dal dottore Wolf von Eichbrunn, è l’unico ad essere sopravvissuto alla scossa dei raggi Bohlen che proteggono quella zona.

Se il mito è per sua natura il pericolo, la pericolosità del mito urta la monotonia della realtà in cui Alan Querdilion si è trovato a comparire dopo il rilascio (che è la terra che il mito ha abbandonato, cioè l’Epoca senza mito, nella quale egli è stato rilasciato). Così il salto temporale è quello che non si riesce a comprendere come tempo tanto quanto come luogo.

Lo spettacolo è per sua natura legato alla cultura latina, il teatro, il circo è qualcosa che viene da lontano, che non appartiene alla terra della razza bianca in quanto ciò che nasce dalla terra della razza bianca, che è la terra che è stata presa: «Feci un passo in avanti e, sotto la luce delle torce, vidi una strana fossa ovale circondata da un manto erboso. Il Conte fece sedere accanto a sé il Gauleiter sul bordo interno della fossa, e il resto della compagnia si dispose a destra e a sinistra, sotto la guida discreta dei forestali. Io mi spostai silenziosamente verso un’estremità della fila e guardai giù. Le ragazze ora avevano inclinato le lunghe torce in avanti, in modo che sporgessero illuminando in pieno la fossa. Le sponde dovevano essere alte cinque o sei metri, ed erano rivestite di bianche assi levigate, mentre il fondo era ricoperto da un tappeto di erba ben rasata, e a ogni estremità c’era un’inferriata che chiudeva un passaggio sotterraneo. Era una specie di circo romano in miniatura, anche se semplice e rustico.» (Sarban, Il richiamo del corno, traduzione di Roberto Colajanni, Adelphi, Milano 2015, pp. 67-68). Il vero ospite, cioè Alan Querdilion, comprende lo spettacolo come falso spettacolo, cioè spettacolo destinato al meticciato, che è il destino della razza e lo interiorizza in quanto Cosa, mentre il falso ospite, che è colui a cui lo spettacolo non è destinato, lo rigetta in quanto cosa che non gli compete: «E vidi anche il nostro piccolo e grasso cacciatore del mattino [cioè il falso ospite] che se ne stava sotto un albero a vomitare miseramente, sostenuto da due guardie.» (pp. 71-72).

L’Epoca senza mito è l’epoca in cui veniamo a conoscere Alan Querdilion come personaggio apatico. Noi non possiamo sapere che cosa sarà l’epoca del Mito al potere, ma possiamo richiamare alcuni elementi di essa: lo jarl, la schiera, la festa nella Casa lunga – elementi che permettono di comprendere la nuova epoca come epoca di Mito al potere. Hans von Hackelnberg si richiama alla vera antica cultura germanica, ed è l’unico a creare lo spettacolo scenografico-barbarico, destinato a coloro che non conoscono la cultura antico germanico, non traendo da essa alcun beneficio, considerando che il concetto di “spettacolo” richiama ciò che non ha nulla a che fare con quella cultura, poiché il teatro, cioè lo spettacolo, è qualcosa che viene da un fuori estraneo alla cultura germanica. Ma lo spettacolo è rivolto a colui che, solo tra tutti, non conosce il mondo al di qua dello spettacolo, così come il Richiamo è qui ciò che è rivolto a colui che ha dimenticato, contrariamente a coloro che non hanno diritto a figurare come autentici ospiti della langhús intorno al tavolo dello jarl. Attraverso questa scenografia, ciò che si richiama all’antica cultura germanica chiama colui che poco sa di cultura antico germanica, ma pure riconosce il richiamo di quella cultura, e risponde a questo messaggio, perché lo riconosce come messaggio a lui solo destinato, recapitatogli apposta a casa. Questo perché il tempo in cui questo testo è stato scritto è il tempo del Richiamo del mito. Infatti colui che niente sa di questa cultura, è colui che solo può creare la Terra del Sacro, poiché solo a lui è rivolto il messaggio del Ritorno del mito.

Alla madre falsa incontrata nel Sud, risponde la sorella ritrovata nel Nord. La falsa madre non riconosce il figlio perché non è la signora della casa nella quale suo figlio torna. In realtà Kit è ella stessa un kit per sopravvivere alle insidie della foresta di Hackelnberg, che è la falsa casa nella quale Alan Querdilion si trova ad essere proiettato, ma funziona come via d’uscita per Alan Querdilion. Kit come un kit anziché la Cosa, essendo quella terra (Hackelnberg) una falsa terra, mentre solo nella Terra del Sacro può avvenire l’Incontro, che sarà allora l’Incontro con la Cosa. Nella terra messa insieme come terra del Gioco non si ha l’Incontro, che è l’Incontro con la Cosa, ma l’incontro con un kit, puro kit di sopravvivenza, che permette poi di abbandonare indenne l’area del Gioco. Christine North, detta Kit, è la ragazza che Alan Querdilion si trova ad incontrare nella foresta della Terra-Gioco. La consistenza di questa ragazza (fornire un kit) la si vede già nel suo nome per esteso: Christine North, punto irrazionale d’incrocio tra cristianesimo e paganesimo nordico. Quando, alla fine del racconto, ella si sacrifica per permettere il passaggio di Alan Querdilion, infatti lancia il richiamo: “Cross!” che richiama l’incrocio, vale a dire la maledetta croce del meticciato semita quanto l’attraversamento alla nuova terra che sarà allora la terra della razza bianca.

Hackelnberg non è la Terra del Sacro dove solo può avvenire l’Incontro con il mito, ma è la terra del Gioco: la nuova epoca è all’insegna del Gioco, anche se di essa conosciamo soltanto lo spazio della foresta. Ma la terra che chiama il suo abitante, nel tempo in cui non è più la terra a scegliere il suo abitante, è la terra che chiama per l’ultima volta il suo abitante, che è allora l’ultimo possibile abitante della terra, quando la terra è ciò che non ha più voce in capitolo. Questo comporta la determinazione di colui che la terra ha scelto come suo abitante, a pensare ad un errore della terra, perché ormai, la terra nella quale egli sta andando, è la Terra del Sacro, che solo lui, inconsapevolmente, ha potuto creare, che a lui rimane del tutto estranea, come terra nuova, perché ragiona in un modo del tutto a lui stesso estraneo, cioè incomprensibile, mentre egli è il solo a sapere che la terra dove solo può andare è la terra che ha disponibile solo come terra dove andare – così egli non deve rispondere all’Incontro, perché pensa ad un errore, perché non crede di essere in grado di creare la Terra del Sacro – anni spenti spesi in Epoca spenta, epoca senza mito serviranno a capire che quella era l’ultima possibilità che aveva la terra di chiamare il suo ultimo abitante.

La particolarità di Alan Querdilion consiste nell’essere colui che risponde al Richiamo del mito, ma anche il solo a cui il Richiamo è stato rivolto e poi di nuovo rivolto. È quindi il solo ad avere il Cuore di Leone necessario per rispondere al richiamo, che ha a che fare con la controterra che è ciò che ha a che fare Ragle Gumm. Avere il Cuore di Leone è confrontarsi con il Richiamo del mito nella terra-bolla nella quale si trova a sostare Alan, ma essere il nuovo Richiamo del mito quando sarà restituito alla sua terra ed epoca, che sarà allora l’Epoca senza mito. La gatta di cui egli è alla ricerca in casa, lungo la cornice del racconto, è la Rovina che richiama la costruzione completa, pensata come Rovina in quanto richiamo alla battaglia. La nuova luna non sarà allora caccia, ma ripresa della battaglia.

Le specie viventi che popolano Hackelnberg sono di tipi diversi: animali e forme intermedie create dall’uomo, animali che l’uomo ha trovato in natura, forme del tipo Jagdstück, che prevede la semplice maschera, quando “maschera” non è più ciò che si applica a ciò che è profondo, ma a ciò che viene chiamato a scorrere in superficie come puro gioco. Poi abbiamo le comparse come le infermiere, e il dottore, che funzionano in quanto pura manovalanza – il dottore affoga nell’alcol e nel cibo ciò che le infermiere considerano solo come obbligo al dovere. Invece gli animali che popolano la foresta di Hackelnberg rimandano a due tipi diversi: animali creati dall’uomo / animali che l’uomo ha trovato in natura. I cani da riporto e le “gatte” sono gli animali che l’uomo ha creato per il suo piacere. L’uomo ha creato il cane, che non esisteva in natura, così come ha creato il gatto domestico, per la sua ricreazione. La selvaggina (in quanto ragazze-selvaggina) riguarda il nemico per schieramento (che è ciò che riguarda la razza bianca); mentre il nemico di razza fornisce il materiale per la nuova schiavitù (che è ciò che riguarda il meticciato slavo e il meticciato latino). La caccia ha funzione di gioco e tutto ciò che riguarda l’esperienza di Alan Querdilion ha carattere di gioco, cioè di sogno giocoso.

Kit: «“Io non ho mai visto quelle donne-gatto, ma me ne hanno parlato. E soprattutto le ho sentite. Devono essere quelle operate, immagino”. E la naturalezza del suo tono mi turbò più delle sue parole. L’asportazione chirurgica da un corpo perfettamente integro di quell’elemento che gli conferisce la luce di un’anima umana per lei non sembrava una fantasia da incubo, ma pura routine.» (p. 87). Alan Querdilion dimostra il suo disagio per il salto temporale che lo coinvolge suo malgrado: la sua concezione del corpo umano è diversa da quella del kit di base; per quanto kit, Kit è una creatura della nuova epoca, diversamente da lui, che viene dal vecchio mondo, che niente sa della selezione delle razze, per cui intervenire su un corpo umano non è intervenire su un corpo umano qualsiasi, ma sul corpo di ciò che è il nemico di razza, di cui egli non sa niente. La divisione fondamentale viene allora mantenuta: slavi e latini intervengono come schiavi, con lievi modifiche, il loro corpo può essere alterato tramite operazioni; la razza bianca viene preservata, generalmente inserita in un programma di ricondizionamento, che prevede la maschera. Questa logica è pienamente accettata dalla ragazza, figlia della nuova epoca, ma è ciò che invece colpisce Alan Querdilion, figlio dell’epoca al di qua del Mito al potere, perché quello che a lui manca è un ragionamento sul concetto di “essere umano”, che è quello che lo colpisce solo di striscio – da qui il salto temporale: l’incontro non è l’Incontro, perché non è l’Incontro con la Cosa, che solo può costituire il vero incontro nella Terra del Sacro.

Che cosa vuole dire chiamare all’altra luna, che è ciò che lo jarl richiama come parametro per il nuovo incontro con Alan Querdilion, quando lo lascia libero di andare? «“Va’ pure” gridò. “Sei libero, per questa notte. Hans von Hackelnberg ora ti risparmia per darti la caccia sotto un’altra luna!”» (p. 105). L’altra luna è la terra straniera nella quale solo rovine possono chiamare alla battaglia, perché solo ciò che è stato costruito su una terra è ciò che è stato costruito con l’occhio alla Rovina, che riguarderà ciò che una volta è stato nemico di schieramento, ma che adesso riconoscerà la razza, che sarà la propria razza, e starà a lui suonare il nuovo Richiamo, per cui Alan Querdilion non sarà più selvaggina, ma Cacciatore selvaggio.

Se partiamo dal principio che è il mito che chiama, e non gli esseri umani a poter organizzare la chiamata del mito, allora gli esseri umani possono solo rispondere alla chiamata del mito, che è ciò che avviene attraverso la razza – per cui, mancando la razza, la chiamata del mito non è destinata al successo. Alla base del salto temporale c’è la volontà di non rispettare più quello che una volta era verità, perché la storia è aggirata in quanto non viene più rispettato il nocciolo che la manteneva in vita, che consisteva nella “verità”, che è ciò che comporta il principio del Gioco – allora il Gioco ha l’aspetto di un pericolo sospeso nel tempo, mentre l’inconsistenza del pericolo è il luogo dove Alan Querdilion è stato avvitato per l’ultima sua volta.

Per approfondire – oppure no:

Luca Leonello Rimbotti, Il mito al potere. Le origini pagane del nazionalsocialismo, Edizioni Il Settimo Sigillo, Roma 1992

Peter Longerich, Heinrich Himmler. A Life, translated by Jeremy Noakes and Lesley Sharpe, Oxford University Press, Oxford and New York 2012

Johann Chapoutot, Il nazismo e l’antichità, traduzione di Valeria Zini, Einaudi, Torino 2017

Philip K. Dick, Tempo fuor di sesto, traduzione di Anna Martini, Fanucci Editore, Roma 2013

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