Lutto giallo

Perché di nuovo il romanzo giallo?
Se consideriamo i romanzi polizieschi più recenti (Stieg Larsson, Camilla Läckberg) notiamo il tentativo di affrontare una tematica più complessa rispetto a quanto prima non fosse riservato a quel tipo di romanzo. Il romanzo giallo non è più quel semplice congegno che appariva essere, ad esempio, nei romanzi di Agatha Christie. Perché questo movimento che unisce romanzo giallo, romanzo d’ambiente, romanzo psicologico in un tipo in fondo nuovo?
Umberto Eco vedeva nel romanzo giallo un documento bruto che ci informa su un clima di violenza solo perché è concepito in uno spirito di violenza. Si può parlare di tanta strada percorsa? Il romanzo mostra il modo che hanno tutte le cose del mondo di stare insieme. Ma per fare questo lo scrittore deve reinventare un mondo. Adesso questa operazione è più evidente e necessaria di quanto non fosse nel secolo precedente. Infatti l’unico ad averlo compreso fino in fondo è stato Robert Musil, a cavallo dei due tempi. Lo scrittore deve imparare ogni volta a usare di nuovo tutte quante le parole che gli sono rimaste. Perché le parole che ha imparato a usare servono ormai per dire cose che non servono più o che servono a dire cose nel modo in cui non si è più disposti a dire nel mondo. Allora il romanzo giallo permette di superare questa fase iniziale di stasi. Nel romanzo giallo tutte le cose del mondo non sono altro che indizi. Il giallo comincia con una scena in cui il mondo appare sconvolto (è ciò che si presenta come scena del crimine: più il crimine appare efferato, più il mondo appare sconquassato), a poco a poco ciò che era fuori posto si ricompone in ordine assoluto – o in un ordine almeno di nuovo accettabile. E si arriva infine alla identificazione dell’assassino, con il quale il romanzo ha termine.
Il nuovo romanzo giallo non mostra però soltanto il modo in cui le cose del mondo stanno insieme, ma il modo di questo stare insieme in un tempo particolare, che è il tempo del lutto. Che è poi il tempo in cui avvengono le indagini per individuare l’autore del crimine, cioè di ciò che è stata la causa dello sconvolgimento che è entrato nel mondo
Il giallo fornisce subito l’occasione principe del lutto: la morte. La morte non è nel giallo la cosa più banale che possa accadere nella banalità del mondo moderno. Il romanzo giallo cosiddetto psicologico, cioè quello che insiste sulla psicologia e sull’ambiente in cui i personaggi agiscono è quello che rappresenta la condizione del lutto tipica della situazione in cui “l’uomo è morto”, che è ciò che il romanzo postmoderno rappresenta. Questo tipo di romanzo giallo non indaga i motivi della morte dell’uomo, ma si limita a mostrare l’andare e il venire dell’uomo in un mondo in cui tutto suona come indizio. Se non viene indicata la causa della morte dell’uomo, viene indagata la causa che riguarda solo quel tipo particolare di morte, che è la morte di un personaggio di cui parla il romanzo giallo e non la morte dell’uomo in senso lato, di cui invece il romanzo giallo non parla.
Viceversa il romanzo postmoderno è interessato all’indagine intorno al lutto, cioè a ciò che succede dell’uomo nel mondo in cui l’uomo è morto – e quindi non ha alcun bisogno dell’assassinio come punto di partenza. Il romanzo postmoderno mostra l’uomo che si muove nel mondo in cui affiora sempre di più la tesi che l’uomo è morto e dove gli oggetti sono oggetti che non richiamano più la presenza dell’uomo che li ha fatti e che li ha maneggiati e che ancora li dovrà maneggiare. Questo si nota soprattutto nei romanzi post apocalittici, che mostrano le incursioni dei sopravvissuti nei grandi magazzini sempre più spogli. Il giallo rappresenta qualcosa di questa condizione di lutto permanente partendo dalla situazione che porta un uomo a confrontarsi con la morte come istanza non immediatamente naturale, cioè con l’istanza meno naturale con cui si presenta la cosa più naturale del mondo, che appunto è la morte, ma che in questo caso è il delitto – e che quindi introduce l’elemento straniante. La morte diventa qualcosa di diverso, di inatteso, non familiare, sconosciuto.
Il lutto come situazione dell’uomo nel mondo moderno è quella situazione che è stata indagata da Yoshimoto Banana in Kitchen e da Murakami Haruki ne L’assassinio del commendatore. È quindi ovvio che questo nuovo genere di romanzo giallo si contrappone al giallo classico, quello degli inizi e poi di Agatha Christie, perché introduce elementi del tutto diversi.

b) Discorso su Terra di sangue
Perché il romanzo giallo? Questo romanzo, Terra di sangue di Karin Brynard, fornisce la cornice adatta per avvincere il lettore? È il modo di tenere insieme le cose? Ogni cosa, nel romanzo giallo, ha la sua spiegazione e non deve essere analizzata più di tanto? Va infine bene così? Il romanzo giallo tiene insieme le cose già di per sé, l’autore ha una difficoltà in meno da affrontare. In Terra di sangue alcuni allevatori bianchi sono dell’idea di farsi giustizia da soli e di non dover più tollerare i soprusi dei negri che, con la fine dell’apartheid, sono diventati aggressivi più che mai, avvalendosi del fatto che queste violenze sono coperte dal nuovo governo.
Questi elementi sono presenti nel romanzo Terra di sangue, ma non vengono concretamente affrontati come temi di questo romanzo. O per meglio dire si arriva a uno strano compromesso, che pure compromesso non è.
Freddie, la vittima dell’assalto alla fattoria, è stata uccisa, come si scoprirà alla fine, in modo da dare la colpa ai negri. Ma essi non hanno nulla a che fare con il delitto. Il romanzo li scagiona dalle aggressioni alle fattorie dei bianchi?
Ma perché questo romanzo è importante? Perché questo romanzo, scritto in Sudafrica in lingua afrikaans, pone il problema di chi ha il diritto di abitare la terra. Chiamare per stabilire a chi spetta un diritto non è chiamare a comparire in giudizio. Infatti questo diritto viene visto, nel nostro romanzo, in rapporto a un comportamento discutibile da parte di chi sembrerebbe avere il diritto di abitare la terra, in quanto arrivato prima. Cioè i negri, perché di negri qui si parla. Ma è appunto questo l’unico modo di impostare il problema?
Frederika Swarts (Freddie), la vittima, una pittrice piuttosto affermata, aveva a un certo punto dipinto un autoritratto in cui si ritraeva con i capelli strappati con violenza ciocca per ciocca, esattamente come li avrà da morta, e come la sorella Sara vedrà il corpo all’obitorio, con il petto sanguinante perché ella si era tolta il cuore per offrirlo a un piccolo essere alieno (capitolo 13). Notare il particolare dell’alieno, cioè dell’allogeno, che poi si scoprirà essere un boscimano, precisamente il suo fattore boscimano Dam De Kok. Per parlare del diritto della terra non dobbiamo considerare chi è arrivato per primo su una terra, ma invece colui che la terra chiama come suo abitante. Questo è ciò che Terra di sangue non mostra perché i suoi personaggi sono impostati per ruotare intorno al diritto di chi è arrivato per primo, ma è pure ciò che esso è portato a sfiorare in quanto futura possibilità del romanzo. Da qui il suo fascino, e la sua maligna importanza.
Sara a Dam De Kok: «“Non dire che è ridicolo [che il dipinto sia collegato all’omicidio anticipandone le modalità]. Il dipinto è un autoritratto. Lo si vede chiaramente. E mostra il modo in cui Freddie è stata uccisa. Nei dettagli. I capelli, la ferita. Tutto quanto. Era come se sapesse che le sarebbe successo tutto questo. Non c’è nient’altro da interpretare. Vieni a vedere con i tuoi occhi!”» (capitolo 25, p. 142). La presenza di questo quadro e di altri quadri simili invalida la spiegazione dell’assalto alla fattoria, almeno secondo Sara. Per risolvere il mistero, ella dice, bisogna guardare in un’altra direzione.
Così in questo romanzo ci sono due piani: quello degli assalti alle fattorie, di cui sono responsabili le varie bande di negri; e quello del particolare assalto alla fattoria che è al centro del romanzo che ha per titolo Plaasmoord, cioè “assalto alla fattoria”. Che legame c’è tra i due fili dell’intreccio? Abbiamo una biforcazione: il personaggio guarda in un’altra direzione, mentre il romanzo esplora la direzione abbandonata da quel personaggio (vale a dire informa sugli assalti alle fattorie).
Si tratta ancora di un assalto alla fattoria? Si è mai trattato di un assalto alla fattoria?
La posizione dell’arte reclamata da Sara in rapporto alla sorella Frederike: l’arte può salvare i negri chiamati in causa in quanto responsabili di questo assalto alla fattoria? Ma la vittima era responsabile di un progetto per rendere la terra ai meticci griqua ai quali la terra era stata precedentemente tolta dai boeri.
Si può chiedere: che cosa rimane del romanzo come specchio della società? Se andiamo avanti così, non otteniamo proprio niente. Bisogna proiettare i temi che abbiamo a disposizione come temi su uno schermo a venire, uno schermo molto diverso, in modo da mostrare cose diverse da ciò cui siamo abituati noi nel nostro piccolo adesso.
1) Il tempo del lutto è il tempo del lutto della terra. È dalla terra che parte il lutto che scoinvolge i personaggi, ma questo il romanzo non lo mostra perché non se ne rende conto e mostra invece la situazione dei personaggi in lutto che agiscono in un mondo che si presenta, sostanzialmente, come indifferente alla loro condizione di lutto estremo. Il nuovo romanzo prossimo, che sarà allora anche il romanzo della terra in lutto, dovrà invece determinarsi come romanzo della terra, cioè romanzo che mostra la storia di una lingua, che, nel suo svolgimento, determina dei personaggi e non più determinarsi, come il romanzo attuale, con personaggi che parlano tra loro sullo sfondo di vicende esaminate con taglio giornalistico.
2) Nel suo svolgimento, Terra di sangue segue due personaggi: Sara Swarts, la sorella della vittima Frederike, il personaggio che ha tutti i motivi per essere in lutto, e Beeslaar l’ispettore di polizia che deve risolvere il caso; anche questo personaggio ha però un suo motivo per essere in lutto, essendosi diviso dalla moglie ed avendo accettato di trasferirsi in quella zona desertica molto lontana da Johannesburg, dove prima abitava, per elaborare in solitudine il lutto.
È possibile leggere il nome Sara Swarts come “Sara del Negro” e il nome Frederike come “ricco di pace” – anche se il cognome la consegna solo ad una, più che ingannevole, “pace del negro”? Sara si è consegnata al negro, mentre Frederike pensava di vivere in un regno tutto suo di pace (per quanto anch’ella, non solo per il cognome, si fosse consegnata al negro). Che cosa è che le ha fregate entrambe?
Notare i titoli che questo romanzo ha avuto nelle varie edizioni. Titolo originale afrikaans: Plaasmoord (“assalto alla fattoria”); titolo della versione inglese: Weeping Waters (traduce esattamente il nome afrikaans della fattoria: Huilwater, acque piangenti); titolo italiano: Terra di sangue. Infatti per Dam tutta quella terra è intrisa di sangue, poiché è stata sottratta ai boscimani con la violenza dai boeri, prima, e poi perché, adesso, i boeri soccombono alla violenza dei negri.
Il romanzo deve essere interpretato a partire dal titolo originale: l’assalto alla fattoria. Il vocabolo afrikaansplaasmoord” indica gli assalti alle fattorie gestite dai bianchi ad opera di bande di negri dopo la fine dell’apartheid. Che cosa racconta questo romanzo presentando questo tipo particolare di “assalto alla fattoria” (cioè l’assalto che è al centro della vicenda raccontata in Terra di sangue), che poi si rivela non essere stato un assalto alla fattoria?
Il titolo della versione inglese fa riferimento alla fattoria, e alla storia particolare di quella fattoria, con cui la sua storia si conclude.
Il titolo italiano punta sulla nazione, sul paese, sulla terra e sul fenomeno particolare che l’attraversa: le ondate di violenza che insanguinano quella terra. Sono tutti fenomeni che si ritrovano nel romanzo, quindi, di per sé, ogni titolo è giustificato.
Ma chi parla di sangue? Dice il boscimano Dam De Kok alla bianca Sara in merito allo sterminio dei boscimani: «“Ecco perché dico che questa terra è intrisa di sangue. Abbiamo tutti le mani sporche di sangue”.» (capitolo 65, p. 331).
Vediamo meglio.
La soluzione proposta dal romanzo Terra di sangue (cioè Nelmari Viljoen come assassina di Frederike, in base a un movente che combina questioni economiche e tendenze lesbiche del personaggio) accantona il tema dell’assalto alla fattoria, nel senso che, in questo romanzo, non si tratta di un tale evento. Ma non si tratta nemmeno di un tale romanzo, cioè di un romanzo che possa intitolarsi “assalto alla fattoria”, perché allora si tratterebbe dell’ultimo assalto ad una fattoria, quello più diverso fra tutti. Che cosa si dice con questo? Il tema dell’assalto alle fattorie è allora soltanto sfiorato. Affrontato perché pertinente alla trama che qui si intreccia. Sfiorare vuole qui dire includere in forma giornalistica: richiamare statistiche e accontentarsi di cenni riassuntivi, di particolari molto dettagliati (per esempio le varie efferatezze commesse contro esseri umani e animali durante questi assalti), essendo la soluzione del tutto diversa. Gli assalti alle fattorie sono infatti ricordati in tutto il romanzo. Ricordati in forma di accenni. Il romanzo non è però l’epopea di questo momento particolare del paese. Non è insomma l’epopea di uno scontro razziale, cioè di ciò che suona come quello scontro razziale. È la rappresentazione del modo di agire di alcuni individui e questo tipo di assassinio in una fattoria (che potrebbe essere interpretato come un “assalto”) è ciò che costituisce appunto l’evento isolato, singolo, che esce dal tipo, negandolo. Nel piano dell’assassina Nelmari c’era infatti l’idea di dare la colpa ai negri, facendo venire in mente un assalto alla fattoria, in modo da distogliere l’attenzione dal vero movente che l’aveva mossa al crimine.
Ma quello che serve (tenendo presente il piano di divertimento che dovrebbe collegato all’arte di leggere un romanzo) è un nuovo tipo di romanzo, che presenti lo scontro razziale proprio come tale, senza ricorrere al diritto del più antico o all’evento sullo sfondo di un tema giornalistico. Che salvi la faccia? No, che faccia saltare la faccia al vecchio romanzo prima di tutto.

c) Oltre la modernità
Quale forma di nuovo romanzo sarebbe possibile, se forma è ciò che si riceve in eredità?
Per quanto riguarda una forma possibile di romanzo, bisogna rifiutare ogni forma fino a questo punto giunta a una forma di romanzo e pensare la nuova prima forma possibile. Perché questa non può essere posta come prima domanda da porsi.
Per quanto riguarda la terra, cioè la questione della terra “intrisa di sangue”, bisogna porsi la domanda: può un negro possedere mai una terra? Ma chi ha il diritto di rispondere a pieno diritto “no”? Un tipo d’uomo che non è ancora stato formato, allevato o magari nato. Allora un tipo d’uomo così non avrà proprio niente da dimostrare (ci mancherebbe altro!), semmai da comandare.
Questa è la situazione che il romanzo deve presentare, ma che il romanzo che ricorre alla forma del romanzo giallo non può mai porre. La questione della terra non si pone infatti con il diritto. Non è l’uomo ad esercitare il diritto di possesso della terra, ma è la terra a chiamare il suo abitante. Solo l’uomo che risponde a questa chiamata ha il diritto di prendere la terra, che sarà per sempre quella sola terra a cui egli è stato destinato. Appare allora che la questione tra i negri e la razza bianca non può essere risolta ritenendo i crimini dei negri di oggi una compensazione per l’essere stati, nel passato, privati della terra. Un negro non possiede una terra, così come una pietra non possiede la terra su cui per secoli questa pietra si è trovata a poggiare. È quindi il concetto di “essere umano” che deve cambiare, ma finché un nuovo concetto di essere umano non sarà in grado di comparire, non potrà nemmeno far capolino una nuova forma di romanzo in tutta la sua scoperta interezza perché avrà sempre a che fare con personaggi che saranno la copia più o meno esatta di quell’idea di essere umano.
Il discorso del romanzo è creato da un modo di pensare particolare, che perviene da un insegnamento di lunghissima data. Un altro modo di pensare è tuttavia possibile.
Più i temi del vecchio romanzo scricchiolano, più i temi del nuovo romanzo si fanno avanti con timidezza di colomba. Il gruppo di estrema destra nel romanzo è debole perché deboli sono i temi da trattare nell’insieme del romanzo. Il diritto ha consumato il tempo che aveva a sua disposizione. Tanto il diritto di chi è arrivato per primo quanto il diritto di chi è il più forte. Dobbiamo invece basarci su due nuovi principi: 1) il ritorno della schiavitù; 2) La certezza di avere, in un gruppo, la propria legittima riserva di schiavi, sopprimendo l’eventuale eccedenza, quando necessario e rigenerando sempre quel gruppo in modo da avere costantemente a disposizione la stessa riserva di schiavi. È semplicemente quello che diceva Nietzsche. Questo comporta il raggiungimento, per selezione, di una nuova idea di essere umano, che non ha più nulla da fare con quella vecchia idea di essere umano che abbiamo ancora noi adesso. Ci vuole un romanzo che parli di un nuovo essere umano. Ma può esserci un romanzo senza zeppe, tempi morti e metafore? Proprio questa radicalizzazione del testo nella terra del Sudafrica permette di affrontare la questione delle razze, che pure quel romanzo non può che non affrontare.

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