Su Lou von Salomé

Abbozzo di Nietzsche per una lettera a Lou von Salomé (prima di metà dicembre 1882):

«Fino a oggi non ho mai frequentato una p<ersona> misera come Lei
«ignorante – ma acuta
«ricca nello sfruttare ciò che sa
«priva di gusto, ma ingenua in questo difetto
«sincera e schietta nel particolare, di solito per orgoglio; in generale, per quel che riguarda l’atteggiamento complessivo, insincera (malata per eccesso di lavoro ecc.)
«Priva di qualsiasi tatto nel prendere e nel dare
«senza sentimento e incapace di amore
«nell’affettività sempre morbosa e prossima alla follia
«priva di gratitudine e di pudore verso chi le è benefattore
«infedele, e pronta a sostituire nei suoi rapporti qualunque persona con qualunque altra
«incapace di gentilezza d’animo
«avversa alla purezza e al candore dell’anima
«spudorata nell’esibizione dei propri pensieri, violenta con se stessa nei dettagli
«inaffidabile
«non “per bene”
«grossolana nelle questioni di onore
«mostruosa la negatività
« “un cervello con un principio d’anima”
«carattere del gatto – l’animale da preda che si atteggia ad animale domestico,
«la nobiltà come reminiscenza del contatto con persone più nobili
«una forte volontà, ma senza un grande oggetto
«priva di diligenza e di pulizia
«priva di senso civico
«sensualità crudelmente deviata
«tardivo egoismo infantile conseguente all’atrofia e al ritardo della sessualità
«capace di entusiasmarsi
«senza amore per il p<rossimo>, ma amore verso Dio
«bisogno di espansione
«astuta e perfettamente padrona di sé in relazione alla sensualità maschile»

Sono qui elencate le caratteristiche che distinguono l’attuale “donna in carriera”. Che si tratti di carriera intellettuale o no è irrilevante. La donna vi appare come qualcosa più vuoto dell’uomo. E più degno di essere disprezzato. Non che l’uomo sia esente da colpe. Tutt’altro! Ma nell’uomo c’è sempre qualcosa di più autentico. La donna, in questo campo, è qualcosa di più rozzo. Miguel Serrano: «L’uomo non vive di solo pane. La donna, sì.». Sarà forse perché, nella donna. manca l’aspetto realmente innovativo, capace di dare una svolta a ciò cui mette mano. Allo stato attuale la donna rimane una brutta copia dell’uomo. E in questi casi dell’uomo cattivo.
Deve infatti essere chiaro che l’emancipazione della donna non ha comportato altro che la creazione del tipo “donna in carriera”. Il lavoro non determina niente. La donna ha sempre svolto un lavoro, presso qualunque civiltà. Niente di più, poiché questo tipo è appunto il tipo adeguato alla modernità. Che è ciò da cui è stato promosso l’emancipazione della donna. Questo può dipendere dal fatto che la modernità non assegna una precisa funzione alla donna, come succedeva nelle società tradizionali. Poiché ha rinunciato a questa funzione.
Si potrebbe aggiungere che c’è un qualcosa che collega questo tipo di donna al mito del matriarcato, che, secondo gli ultimi risultati dell’etnologia, non sarebbe mai esistito. L’emancipazione della donna potrebbe così essere collegato a un falso mito – quale è il matriarcato.
La situazione è che Nietzsche vedeva la donna intellettuale come erede delle peggiori qualità dell’uomo intellettuale e se stesso come l’unico in grado di spezzare il meccanismo. Cioè il meccanismo della riproduzione del vecchio filosofo – o del vecchio intellettuale, come si preferisce dire adesso. Meccanismo che coinvolge uomini e donne, già allora intercambiabili. Poi, per quanto riguarda Nietzsche, si ha la quasi contemporanea comparsa di Zarathustra.

Friedrich Nietzsche, Epistolario, IV. 1880-1884, Adelphi, Milano 2004, pp. 279-280.
Miguel Serrano, Adolf Hitler, l’ultimo Avatara, 2 voll., Edizioni Settimo Sigillo, Roma 2010, vol. II, p. 597.

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