L’opera futura

Una incognita grava sulla possibilità di un’opera futura. Soprattutto c’è da chiedersi: “ci sarà ancora l’opera?”
Nietzsche era consapevole che una parte del suo pensiero doveva essere comunicato solo oralmente: riguardava una parte che non poteva essere letta, ma che doveva vivere nelle persone che l’avevano udita dalla sua voce. «Insomma, per dire tutta la verità: in questo momento vado cercando persone che possano raccogliere la mia eredità; io porto dentro di me diverse cose che non si possono assolutamente leggere nei miei libri – e per queste sto cercando il terreno migliore e più fertile.» (F. Nietzsche, Epistolario, vol. IV. 1880-1884, Adelphi, Milano 2004. Lettera 249, a Lou von Salomée, pp. 199-200).
Una parte di un pensiero si determina così come rifiuto di un’opera, cioè della dell’opera scritta. Intesa in senso tradizionale. Il pensiero si oppone alla stesura scritta del pensiero. Esso deve essere movimento, e fare presa su persone in movimento.
Forse la letteratura, un giorno, avrà posto solo nel pensiero. Un pensiero allenato apposta per dare vita alla letteratura e a ogni forma di saggistica, o di filosofia. E non ci sarà più bisogno dell’opera scritta.

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