Delle Tre Metamorfosi

In una nota al primo discorso di Zarathustra, “Delle Tre Metamorfosi”, Giulio Sézac rimanda a un passo della Fenomenologia dello spirito di Hegel: «”[lo spirito] versa in un travagliato periodo di trasformazione. Invero lo spirito non si trova mai in condizione di quiete, preso com’è in un movimento sempre progressivo.”».
Zarathustra indica qui tre metamorfosi dello spirito: cammello, che sopporta i pesi impostigli; leone, che si ribella, anche se in modo confuso; bambino, che è solo gioco e innocenza, assenso al gioco della creazione.
Accettando l’osservazione di Giulio Sézac, è possibile andare oltre e intravedere un ribaltamento della struttura della Fenomenologia. L’ultimo stadio non porta, nel discorso dello Zarathustra, ad una forma di autocoscienza, ma al gioco innocente del fanciullo, cioè alla negazione di un fine raggiungibile nell’ultima metamorfosi. Hegel, dunque, non è solo ricordato, ma, soprattutto, ribaltato. Inserito in una posizione così determinante all’interno del libro, il primo dei discorsi di Zarathustra, il brano sembra voler fare i conti con Hegel, ribaltarlo per poi procedere oltre.

     F. Nietzsche, Queste le parole di Zarathustra, a cura di Giulio Sézac, Edizioni di Ar, Padova 2011, n. 1, p. 138.

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