Momenti d’ozio

Henry Miller notava come, in privilegiati momenti d’ozio, passino nella mente libri perfettamente formati, con la rapidità e la sicurezza che raramente si riesce a raggiungere quando, nella realtà, si cerca di combinare i temi. Forse questi momenti solo amano illudere e solamente scorrere… dove?

1) Dall’operaio di Jünger al superuomo di Heidegger. Heidegger sbaglia a interpretare la figura del superuomo di Nietzsche. La timidezza di Heidegger. Heidegger non considera i passi “scomodi” di Nietzsche. Dà una lettura edulcorata del pensiero di Nietzsche. Nietzsche, se potesse, osserverebbe che ciò dipende dal carattere di Heidegger, prima di tutto, e poi dal fatto di essere sposato: un filosofo sposato appartiene alla commedia. Inizia la commedia del superuomo.

2) La realtà in trasparenza. La lettura di Faye, che vede parte dell’ideologia nazista all’opera nel pensiero di Heidegger.

3) Il fallimento della lettura da destra di Nietzsche. Che cosa è che rende impossibile una nuova lettura di Nietzsche? Dal superuomo all’oltreuomo e di nuovo all’oltreuomo (con lo Zarathustra tradotto da Giulio Sézac). Vattimo e l’occhio per gli attributi del superuomo. Infatti Heidegger includeva nella sbagliata interpretazione del superuomo anche una superattività sessuale.

4) Il superuomo di d’Annunzio. Limiti: il superuomo come miglioramento dello stato attuale delle  cose. La positività. L’ozio del meticcio italiano.

5) L’antiumanesimo di Heidegger. Il rimbalzo della Lettera sull’«umanismo». In realtà il rifiuto dell’umanesimo deve comportare anche il progetto di soppressione di intere razze umane. Una nuova poesia nascerà solo dalla ricostruzione di un nuovo Auschwitz. Chiamata in causa della dialettica negativa di Adorno. La solitudine di Heidegger. Il rifiuto di Roma e del Rinascimento. Heidegger evita l’errore di Nietzsche: confondere Roma e l’Italia con la Grecia. Un grande passo avanti.

6) Il caso Losurdo. Non si vuole accettare che un grande pensatore abbia costruito un grande sistema di pensiero basato sulla possibilità di un ritorno della schiavitù e sulla necessità di sopprimere le razze inferiori.

7) Il revisionismo: una storiografia patetica? Non è in grado di accettare la possibilità che il nazismo abbia veramente messo in atto un progetto del genere. Anche Miguel Serrano definiva le notizie sui campi di sterminio nazisti delle calunnie.

8) Il canto della terra alleviata. L’accettazione della possibilità di intervenire sulla vita umana in quanto coronamento del raggiunto dominio del mondo da parte dell’uomo. Il superuomo inizia i suoi giochi.

Adorno, elementi di antisemitismo – 2

Adorno, a differenza di Heidegger, non era interessato ai fondamenti della filosofia. Nessuno scavo nei concetti della filosofia per un nuovo disprezzo del sapere.
Dialettica dell’illuminismo è un libro segnato da grandi soluzioni di continuità: il concetto di illuminismo, l’Odissea, Sade. Ma tutto sembra convergere negli “Elementi di antisemitismo”, essendo questo il punto più adatto per raccogliere i diversi elementi del discorso precedente: discorso sull’illuminismo, discorso sulla cultura, discorso sul nazismo; il tutto inserito nella archeologia dell’antisemitismo quale nascita di un nuovo tipo antropologico.
Ma è proprio questa presentazione che ha qualcosa di aperto. Infatti, così come si presenta, questa sezione propone materiale sufficiente per abbozzare il possibile “tipo antropologico dell’anti-antisemita”.

Can-can golemico

In Šostakovič il can-can è sempre dietro l’angolo. Lo dimostra, fra l’altro, l’Allegro della Decima sinfonia. È una musica che ha del pagliaccio. Il Golem che avanza a passo di can-can.
Solo musica d’effetto, niente sostanza. Ricordare quello che diceva Adorno sull’Adagetto di Mahler.
Musica sfiatata. Ma certamente Šostakovič, con la sua musica, continua qualcosa che è già nella musica di Čajkovskij. Si pensi, ad es. alla quinta sinfonia.

Il porno, un’occasione mancata

Il porno è attualmente qualcosa che l’epoca moderna accoglie soltanto come prodotto industriale per una distrazione in più. Adorno parlava dell’ascolto distratto a proposito della musica riprodotta dalla radio. Il porno svolge una funzione simile. Sostanzialmente, il porno toglie la violenza al sesso. Togliere a qualsiasi cosa la sua violenza vuole dire togliere la possibilità a qualunque cosa di diventare scintilla di una rivoluzione, qualunque essa sia. Dov’è finito Guattari? Sade, nel porno contemporaneo, non è più il prossimo mio.
I grandi testi pornografici della letteratura occidentale (Sade, Henry Miller) vedevano nel sesso la forza ostile a una società costituita. Una forza capace di minarla. A partire dal sesso, essi inauguravano una diversità assoluta. Con Wilhelm Reich non si era tanto lontani.
Il cinema porno poteva portare avanti questa funzione di sovvertimento. Aveva molte possibilità a suo favore: la società moderna in quanto civiltà dell’immagine, la possibilità di sconvolgere la cinematografia ufficiale (il cinema è poi solo una cosa da ignoranti… Per quanto ne dica Adorno, il cinema è soprattutto una cosa fatta da pochi ebrei, con primi attori dalla faccia da mafiosi e il cognome italiano), ma doveva solo abbinare il sesso a ciò che lo aveva sempre caratterizzato: mistero, violenza, sopraffazione, desiderio; desiderio, prima di tutto, di buttare tutto all’aria: arte oscura, arte della bestemmia; arte dell’interrogazione.
Rinunciando a questo, il sesso poteva funzionare solo come distrazione; e il porno come occasione mancata.
Ciò di cui la nostra epoca moderna ha più bisogno è vera violenza, voglia di sommergere in un mare di violenza.

Adorno, elementi di antisemitismo

Elementi dell’antisemitismo è il titolo della sezione settima di Dialettica dell’Illuminismo di Horkheimer e Adorno. Il sottotitolo è: “Limiti dell’illuminismo”. La sezione è divisa in sette paragrafi numerati.
Tale sezione costituisce un punto fondamentale della Dialettica dell’Illuminismo. E, indirettamente, ha lo scopo di contribuire alla creazione di una tipologia. L’antisemitismo è in essa analizzato nell’ambito del nazismo.
Questa tipologia è ciò che si potrebbe definire come la tipologia dell’anti-antisemita: colui che, per disposizione naturale, si oppone naturalmente all’antisemitismo. Ma proprio questo tipo ha una sua fondazione. Che anche in un autore come Adorno presenta una impronta grossolana e truffaldina.
Ma il nazismo è proprio ciò che adesso deve essere ripensato. Dire che il nazismo è ciò che adesso deve essere ripensato è dire che il nazismo è ciò che adesso deve essere proprio pensato.
La definizione del nazismo come “politica da birreria” contribuisce a creare quell’equivoco di personaggio, rappresentazione, modernità che l’atto di pensare, adesso, dovrebbe fare a meno di considerare.

Tanto il liberalismo quanto il nazismo proiettano nell’ebreo il lato oscuro delle rispettive forme sociali (p. 188); il liberale vede nell’ebreo il fondo di rapina su cui si basa il capitale; il nazista l’aspetto violento e barbarico. L’ebreo diventa così il ladro (tesi liberale) e il barbaro primitivo (tesi nazista).
Il cristianesimo si sviluppa dall’ebraismo, spiritualizzando il dio dèmone ancora evidente nel vecchio testamento. A poco a poco, tale religione nega se stessa come religione [tesi della teologia negativa, a p. 193 si cita Barth dopo Pascal, Lessing e Kierkegaard], poiché elimina l’aspetto naturale, di cui il dio ebraico era ancora portatore. Il cristiano è adesso colui che realizza la religione del Figlio, ma vede in quella del Padre un pericolo e insieme una nostalgia: il pericolo rappresentato dalla natura da cui egli si è staccato [notare il meccanismo di “dialettica dell’illuminismo”]. Essendo la religione del Padre l’ebraismo, si ha in questo meccanismo l’origine dell’antisemitismo (paragrafo IV).
L’antisemitismo fa appello alla idiosincrasia. In apertura del paragrafo V si cita dal Siegfried: «“Non ti posso soffrire – Non scordartene così facilmente”, dice Sigfrido a Mime, che aspira al suo amore.» (p. 194) [Si vuole suggerire che l’antisemita cerchi l’amore degli ebrei?]. [Bisogna comprendere come i detrattori dell’antisemitismo costruiscano la loro logica. È possibile ottenere un sistema di tutte queste logiche, aberranti e possibili? Che cosa rivelerebbe una psicoanalisi di colui che si oppone all’antisemitismo? È possibile una psicoanalisi di questo genere? Notare come Dialettica dell’illuminismo tenda a sfociare insensibilmente nella psicoanalisi; più precisamente nella psicoanalisi dell’antisemita. È possibile un movimento opposto?] Nella idiosincrasia i singoli organi tornano a sottrarsi al controllo del soggetto (p. 194) [In Odisseo si era visto questo controllo come ancora in formazione.]. A p. 195 la separazione dalla natura è rintracciata in un insieme che comporta attori, zingari, divieto religioso delle immagini, pedagogia che insegna ai bambini a non essere puerili. Ma l’identità si instaura solo attraverso il terrore (p. 195). [La rappresentazione che gli Autori fanno del nazismo è la stessa che essi denunciano nel cinema: stereotipi, formule idiote, ripetizioni ebeti, catatonia.] Nella profanazione dei cimiteri risiede l’antisemitismo in quanto voglia di scacciare, di impedire una sosta a colui che deve solo migrare (pp. 197-8). [Notare questo: Gli antisemiti hanno una specie di coazione a ripetere:] «Essi non possono soffrire l’ebreo, e lo imitano continuamente.» (p. 198): Hitler gesticola come un clown, Mussolini azzarda toni in falsetto come un tenore di provincia, Goebbels parla velocemente come un agente di commercio ebreo (p. 199). Le fantasie razziste dei delitti attribuiti agli Ebrei definiscono esattamente il sogno degli antisemiti (p. 200). «La civiltà è la vittoria della società sulla natura che trasforma tutto in nuova natura.» (p. 200). [Questo è una specie di motto della Dialettica dell’illuminismo.]
Nella percezione non alterata dall’antisemitismo, il soggetto riflette l’oggetto esterno, lo ha nella propria coscienza ma sa di avere a che fare con qualcosa di esterno. L’antisemitismo interrompe questa riflessione: l’oggetto non è più riconosciuto come tale e il soggetto cessa di riflettere su di sé, perdendo così la capacità della differenza (p. 204). [Notare: tutte le argomentazioni sembrano raccogliersi in questa sezione, che ha la funzione di delineare una psicoanalisi – quasi lacaniana, basata sul rapporto soggetto-oggetto – dell’antisemita. I “frammenti filosofici” rivelano così la loro vera natura: appunti parziali per il ritratto complessivo di un demone. L’antisemita è l’unico vero demone che questa epoca laica e democratica possa dipingere sul muro.] Questo meccanismo comporta la fissità paranoica, con sfumature omosessuali, che caratterizza l’antisemita. Il paranoico realizza oggi quello che nel Medioevo era riservato alla mitologia del diavolo (p. 211).
Il paragrafo VII spiega come l’antisemitismo bonario del liberalismo sia sfociato nell’antisemitismo in grado di uccidere. «Nella politica da birreria degli antisemiti si rivelava la falsità del liberalismo tedesco, di cui essa viveva e che finì poi per uccidere.» (p. 215). [Nel Mein Kampf il  ruolo della Hofbräuhaus è ben diverso da quello ricordato qui: «All’epoca, il salone della Hofbräuhaus, a Monaco, per noi nazional-socialisti acquisì un’importanza quasi mistica», si legge nel Mein Kampf a proposito del primo grande raduno del 24 febbraio 1920.] La complessa economia moderna nega l’individuo; realizzando così la dialettica dell’illuminismo. «La dialettica dell’illuminismo si rovescia oggettivamente in follia.» (p. 219). Il mondo si avvia verso la globalizzazione. In questo clima di annullamento dell’individuo, prende il via lo sterminio degli Ebrei (p. 221).

M. Horkheimer, Th.W. Adorno, Dialettica dell’Illuminismo, Einaudi, Torino 1997.
Il Mein Kampf di Adolf Hitler, a cura di Giorgio Galli, Kaos edizioni, Milano 2006, p. 369.